Prefazione
Un saluto a tutti coloro i quali hanno a cuore questa tecnica e a quelli che invece si stanno informando per poterla iniziare al meglio. In questo articolo vi parlerò dello Shore Jigging, facendo inizialmente una breve introduzione, per capirne anche le origini, da dove nasce e del significato stesso della tecnica, per passare poi alle cose più concrete, quelle che realmente ci serviranno: le tipologie di jig, se munirli di ancoretta o assist e, riguardo quest’ultimo, come si monta e quindi un breve excursus sulla minuteria da utilizzare; poi i recuperi; come si jigga; attrezzatura, quindi canne e mulinelli; tipi di spot e pesci da insidiare.
Introduzione allo Shore Jigging
E’ una tecnica molto utilizzata in Giappone, dove nasce, e attualmente molto diffusa in Grecia. In Italia è arrivata con prepotenza ormai da anni, conquistando il cuore di tanti anglers. Le nostre coste e le nostre specie ittiche ben si prestano a questa tecnica e possono regalarci emozioni incredibili e indimenticabili.
Jig
Abbiamo, pertanto, differenti tipologie in base alla disposizione del peso:
- Jig col peso in testa; non molto lanciabili, sicuramente non classificabili nella categoria dei casting jigs, dei jig da lancio. Infatti hanno un volo più o meno scomposto e una gittata non eccezionale a causa del loro baricentro posto in direzione opposta a quella del lancio. Tipologia che tende però a dar meno resistenza in acqua appunto grazie al suo peso posto nel primo terzo del corpo. Questo tipo di jig, infatti, risponde bene alla jerkata e con scatti e movimenti ampiamente personalizzabili, con un nuoto che tende a far affondare il punto in cui abbiamo maggior peso: la testa. Recuperandolo con jerkate medio/corte e rapide, descriverà in acqua degli archi e acquisendo, appunto, un movimento a “parabola”.
- Jig col peso al centro; sono caratterizzati, in genere, dall’essere corti, tozzi e panciuti e, proprio per queste caratteristiche, garantiscono un movimento “sfarfallante”, quasi roteante. Posseggono un volo che non è particolarmente composto né particolarmente scomposto. Costituiscono la via di mezzo, in termini balistici, delle prime due tipologie. Su questo tipo di jig, attualmente, in Italia sta avvenendo una vera e propria rivoluzione, iniziata, tanto per cambiare, in Giappone: lo Slow Jigging. Una pesca caratterizzata dall’uso di jig col peso al centro, corti e panciuti che, appunto, in acqua presentano un affondamento lento e sfarfallante, altamente adescante.
Come armare i nostri Jig
Innanzitutto dovete sapere che tra un assist hook e un’ancoretta, la seconda prevale sul primo riguardo agli incagli, di gran lunga. Con questo voglio dirvi che se state pescando in uno spot con fondale roccioso o anche misto, ne è assolutamente sconsigliabile l’uso in quanto si incaglierà facilmente, facendovi perdere il jig anche al primo lancio. Quindi, a questo punto, potrete scegliere di montare un assist hook e pescare normalmente o di mantenere l’ancoretta ma senza far arrivare il jig sul fondo e quindi insidiando quelli che potrebbero essere i predatori di mezz’acqua e superficie, come ad esempio i tunnidi.
Dopo quanto detto, è intuibile capire quindi in che condizioni si debba montare l’assist hook e in che condizioni si può far uso dell’ancoretta. Diciamo che l’assist hook sta alla roccia come l’ancoretta sta alla sabbia, in termini esclusivamente di riduzione incagli. Ma è ovvio che possiamo utilizzare l’ancoretta con fondale roccioso, alla condizione sopra elencata, e possiamo utilizzare l’assist anche su sabbia.
Piccolo parere personale: ho notato che i tunnidi, in generale, tendono ad attaccare in coda e quindi potrebbe essere risolutiva l’ancoretta. La scelta, in questo caso, vi è facilitata dal fatto che son predatori di mezz’acqua e di superficie e che quindi non abbiamo bisogno che il nostro jig arrivi a fondo. Ergo, se la pescata è improntata alla cattura di queste specie ittiche, sia che ci troviamo su un fondale sabbioso, che su un fondale roccioso, potremmo montare l’ancoretta poiché il nostro jig dovrà limitarsi a sondare gli strati intermedi e superficiali d’acqua. L’assist hook ha anche il pregio di poter trasmettere tutta la forza della ferrata su un solo amo e quindi di penetrare più facilmente palati callosi come quello delle ricciole, dei dentici o delle cernie.
Minuteria e Montaggio
Familiarizzare con alcuni concetti ci servirà poi per capire meglio come montare il nostro assist hook a casa nostra e come dovrà essere organizzato tutto l’apparato pescante in sé.L’assist hook non sono altro che degli ami ad occhiello, di varie dimensioni e forme, legati a un cavetto che prende il nome di Kevlar(un cordino in grado di reggere un peso elevato e resistente all’abrasione, disponibile in vari libbraggi). Il punto in cui ci sarà il nodo del Kevlar sull’amo, sarà ricoperto da guaina termo restringente.
Potremmo, una volta impratichiti, dressarli con piume, filamenti o posizionare sull’amo dei polipetti in gomma.
La totale lunghezza dell’assist dovrà all’incirca equivalere a 1/3 del jig su cui andremo a montarlo. Per quanto riguarda la minuteria parleremo di split ring, o anelli aperti, e di solid ring, o anelli chiusi.
Split Ring Solid Ring


Entrambi i tipi di anelli, così come tutta la minuteria in genere, è presente sul mercato in diversa grandezza e qualità di materiali.
Split Ring Solid Ring


Entrambi i tipi di anelli, così come tutta la minuteria in genere, è presente sul mercato in diversa grandezza e qualità di materiali.
Per quanto riguarda i concetti base del montaggio dell’assist al jig e del jig al terminale, dobbiamo sapere che l’assist verrà fatto sul solid ring; il jig verrà inserito in uno split ring e allo split ring si dovrà poi inserire il solid ring con tutto l’assist hook attaccato.


A questo punto avremo il nostro jig armato di assist hook.


A questo punto avremo il nostro jig armato di assist hook.
Arrivati qui, dovremo semplicemente agganciare il jig al fluorocarbon e possiamo farlo sia tramite un moschettone a sgancio rapido, che sia di alta qualità e resistenza poiché le brutte sorprese sono sempre dietro l’angolo, oppure mediante un altro solid ring che si andrà ad inserire nello split ring al quale avevamo inserito il sodil ring dell’assist e il jig stesso(per capire meglio il concetto il nostro split ring ha la stessa funzione dell’anello dei portachiavi).
Moschettone Solid Ring

La stessa procedura verrà fatta con i jig con l’ancoretta in coda, soltanto che in questo caso l’ancoretta si aggancia direttamente allo split di coda e sulla testa potremo agganciare direttamente il nostro moschettone o, se usiamo il solid ring o una girella a barilotto, abbiamo bisogno l’interposizione di uno split ring. E’ ovvio che poi ci saranno le varianti del caso: doppio assist in testa; assist singolo in testa; assist in testa e ancoretta in coda; doppio assist in testa e doppio assist in coda(utilizzato per lo più sui jig col peso al centro, sui cosiddetti slow jig). Insomma, capite bene che una volta che abbiamo imparato la tecnica e soprattutto conosciamo al meglio gli spot in cui peschiamo, possiamo sbizzarrirci e personalizzare i nostri jig.
Moschettone Solid Ring

La stessa procedura verrà fatta con i jig con l’ancoretta in coda, soltanto che in questo caso l’ancoretta si aggancia direttamente allo split di coda e sulla testa potremo agganciare direttamente il nostro moschettone o, se usiamo il solid ring o una girella a barilotto, abbiamo bisogno l’interposizione di uno split ring. E’ ovvio che poi ci saranno le varianti del caso: doppio assist in testa; assist singolo in testa; assist in testa e ancoretta in coda; doppio assist in testa e doppio assist in coda(utilizzato per lo più sui jig col peso al centro, sui cosiddetti slow jig). Insomma, capite bene che una volta che abbiamo imparato la tecnica e soprattutto conosciamo al meglio gli spot in cui peschiamo, possiamo sbizzarrirci e personalizzare i nostri jig.
Recuperi
- Short Jerking; caratterizzato da jerkate corte e rapide e praticamente nessuno stop, un recupero definito “a dente di sega”.
- Long Jerking; caratterizzato da jerkate ampie, seguite da stop in cui si da al jig il tempo di affondare.
Nell’immagine sono raffigurati rispettivamente i due tipi di recupero:
Ovviamente non sono recuperi fissi e l’uno non esclude l’altro. Si possono benissimo combinare assieme e creare un recupero che presenti entrambi i caratteri. Com’è altrettanto ovvio che sceglieremo di utilizzare un tipo di recupero, piuttosto che un altro, in base al jig che intendiamo utilizzare e in base alla preda da insidiare e, quindi, se abbiamo bisogno di far affondare di più il nostro jig e di mantenerlo in prossimità del fondo o di farlo muovere più in superficie.
Come si Jigga
In questa tecnica, fare il movimento giusto, non è fondamentale, è l’unica cosa che conta. Poiché sta alla base di tutto e senza un buon movimento, ci ridurremo a pescare un giorno alla settimana e a fare fisioterapia i restanti sei. Non si tratta dello spinning, che, tutto sommato è una pesca “leggera” e in cui i movimenti di polso sono ammessi. Qui i movimenti di polso sono da escludere assolutamente. L’unico muscolo che dovrete usare sarà il bicipite.
Allora, posizionate il manico della canna tra l’arcata costale di desta e il braccio destro, diciamo sotto l’ascella. Impugnate, con la mano destra, la canna ad altezza mulinello e con la sinistra il pomello della manovella. Una volta in questa posizione dovrete far muovere il bicipite verso l’alto, come se sollevaste un peso e così facendo si creerà un movimento angolare tra il punto in cui impugnerete la canna e il punto in cui la parte finale del manico farà da fulcro, da punto fermo, al di sotto della vostra ascella. Una sorta di leva insomma.Questa è la spiegazione del movimento a parole, guardando su internet potrete però beccare qualche video in cui si mette in pratica il movimento che vi ho appena spiegato. Focalizzatevi più su video Greci o Giapponesi. Questo è l’unico movimento giusto, ovviamente potrete poi personalizzare le jerkate facendole ampie(Long Jerking) e/o corte e rapide(Short Jerking).
Attrezzatura
Canne:
Le canne per lo Shore dovranno avere un range di grammature tra i 40g e i 120g e una lunghezza compresa tra i 9/10 e anche 11’(parliamo quindi di una lunghezza compresa tra i 2.70m e i 3.30m). Sicuramente parliamo di una canna tosta, possibilmente anellata Fuji, con una schiena potente e robusta, in grado di forzare il combattimento in certi casi ma che allo stesso tempo possa avere un’azione di punta che possa far muovere il jig in maniera adeguata. I manici di scopa, non servono a tal fine. Le canne troppo rigide, appunto, non fanno al caso nostro in quanto strapperebbero il jig facendogli compiere un movimento troppo repentino. Di contro, non servono neanche le “mollaccione”. Canne che si piegano fino al manico con un pesce di 1kg, sono assolutamente inadatte allo Shore Jigging, poiché non solo ammortizzerebbero fin troppo la jerkata ma anche perché non sono adatte a combattere le prede tipiche di questo tipo di pesca. Per cui dovremo avere una canna che sì, sia potente ma anche che non strappi il jig. Diciamo che, a parer mio, le canne migliori devono avere un’azione progressiva: prima si piega la punta, poi entra in gioco il secondo terzo e infine, se sollecitato a sforzi notevoli, entra anche la porzione più vicina al manico, l’ultimo terzo, sempre avendo comunque un piegamento minimo e, quindi, mantenendo una schiena in grado di gestire un combattimento anche con grosse prede. Da escludere assolutamente le canne ad azione parabolica, ossia tutte quelle canne che sostanzialmente si andranno a curvare fino al manico, descrivendo, appunto, la curvatura di una parabola.Mulinelli:
I mulinelli da utilizzare in questa tecnica, devono essere mulinelli potenti, “ignoranti”.Dovranno essere dotati di un corpo resistente, di una componentistica capace di sopportare carichi gravosi e sforzi di un certo livello. Ingranaggi sigillati, per combattere l’erosione della salsedine; i cuscinetti sono un po’ uno specchietto per le allodole in questi casi, non ne servono molti, ne bastano 4/5 schermati. Una manovella robusta e magari con un bel pomello ergonomico per avere una presa più salda durante la pescata e durante un possibile combattimento. Una ratio tra i 4.6 e i 5.2. Una frizione potente con un max drag oltre gli 8/10kg, per poter forzare un pesce di generose dimensioni, in caso di un combattimento a ridosso di una scogliera, e bobine capienti che devono poter contenere oltre 250m di 0.19/0.20 di treccia; per quelli più potenti e capienti, anche 250/270m di 0.24/0.25 di trecciato.
Diciamo che le taglie oscilleranno da una 5000 a una 8000; di più, per i pesci che andremo a insidiare, non è necessario. Il peso ideale è tra i 450 e i 550g ma è ovvio che deve essere scelto in base alla canna che si andrà ad utilizzare poiché abbiamo l’esigenza di poter bilanciare perfettamente tutta l’attrezzatura.
Tipi di Spot
Ci saranno le dovute eccezioni, infatti mi sono trovato a pescare su scogliere il cui fondale a picco era stranamente sabbioso e da spiagge il cui fondale era roccioso o misto.
Ovviamente, in base al nostro tipo di spot e di fondale dovrà cambiare la nostra attrezzatura. Se il fondale è particolarmente roccioso, ci servono canne di buona potenza, per poter staccare il pesce dal fondo ed allontanarlo da esso, contrastando le sue fughe. Inoltre i nostri jig dovranno necessariamente essere montati con assist hook, evitando le ancorette che li farebbero irrimediabilmente ancorare al fondo. Sempre tornando alle canne, possiamo dire che se ci troviamo in scogliera, ci serviranno canne lunghe, per gestire meglio il pesce e per evitare che sfreghi contro le rocce e che ciò possa compromettere il nostro fluorocarbon o che il pesce stesso possa intanarsi, quindi andremo a utilizzare canne non inferiori ai 10’, ai 3m. Per la spiaggia invece potremmo optare per un’attrezzatura che può anche scendere ai 9’, quindi ai 2.70m.
Prede
Allora, il range delle specie ittiche che potrebbero gradire uno dei nostri jig, è notevolmente vario. Partiamo dai predatori di superficie o comunque di mezz’acqua come tutte le specie di tunnidi come, ad esempio, tombarelli, palamite, alletterati anche di taglie importanti, fino ai tonni rossi anch’essi di taglie piuttosto notevoli. Sempre a questa profondità d’acqua avremo lampughe, anche di generose dimensioni e carangidi.
In prossimità del fondo troveremo quelle che probabilmente sono le prede più ambite e più consuete dello Shore Jigging, ovvero: cernie, quali la Alessandrina, la bianca e la bruna; dentici; pagri e, dulcis in fundo, la ricciola!
Potrebbe tuttavia capitare la sorpresa, il pesce inaspettato; d’altronde la pesca non è anche questo?
Un ultimo consiglio prima di chiudere: so bene quanto possa essere difficile comprare un’attrezzatura di qualità con un budget ridotto ma se sapete osservare, qualcosa a portata di tasca la si trova. Tuttavia tenete sempre presente che “chi più spende, meno spende” e ciò sta a significare che chi compra un’attrezzatura di qualità, malgrado costi un occhio, avrà in mano un qualcosa che indubbiamente durerà per anni e anni; diciamo che è un investimento a lungo termine.
Ad ogni modo, siamo giunti alla fine; il mio contributo si ferma qui e spero di esservi stato utile.
Ora tocca a voi!
Vi auguro di provare le emozioni che questa tecnica realmente è in grado di dare..
Ad ogni modo, siamo giunti alla fine; il mio contributo si ferma qui e spero di esservi stato utile.
Ora tocca a voi!
Vi auguro di provare le emozioni che questa tecnica realmente è in grado di dare..
Un saluto a tutti!
Team Passione Spinning
Copyright © 2014 – 2015
Buongiorno sig Barresi. Volevo chiederle se le canne da shore jigging sono idonee anche per la pesca alla spigola con i minnows (chiaramente modificando il recupero). Da alcuni video in giappone, anche se non spesso, questa tipologia di canna viene utilizzata con minnows, tanto che in alcuni casi riescono a catturare anche il pesce Rombo. Per quanto riguarda la potenza della canna i 40 grammi è la soglia minima di partenza per andare nel caso, ben oltre tale a seconda deu casi. Grazie per una eventuale risposta.
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